CULTURA  
mercoledì 5 aprile 2000, S. Adriano  
   
IL LIBRO / 2
Provare vergogna
atto di coraggio

di Alessandro Dell'Aira

José Luis de Juan, di Palma di Maiorca, quarantaquattro anni, è una voce potente e singolare della letteratura spagnola contemporanea.
Ha iniziato da nipotino di Hemingway, con un racconto marino scritto nell'adolescenza e una canoa fatta in casa per esplorare il corpo segreto della sua isola. Venti anni di silenzio e poi "Il caffè di Verona", da cui parte un'avventura italiana che trionfa nell'"Apicultor de Bonaparte", elogio dell'arnia e di una lucida, giacobina follia.
Negli ultimi tempi un romanzo ogni anno, con l'ansia dello scrittore che ama la verità e la cerca nella parola equilibrata e sonante, pieno di vergogna per il suo lungo silenzio. Un sentimento che rischia di essere la molla poderosa e sottile dell'ispirazione, poiché tra l'uno e l'altro dei suoi romanzi è uscito un saggio singolare: "Incitamento alla vergogna".


 



"Provare vergogna", secondo José Luis de Juan "è una manifestazione dello spirito, è esercitare il libero arbitrio, un atto morale che oscilla tra l'innocenza e la colpa. Non è il pentimento cristiano, né l'autocritica comunista, non è l'indignazione collettiva. E' la difesa gelosa di un'intimità minacciata, la certezza di aver commesso qualcosa di poco onorevole e la testimonianza di un certo tipo di decenza".
Chi è stato educato al senso del ridicolo e del pudore non può che provare imbarazzo di fronte al franare di alcune piccole certezze quotidiane: la discrezione, l'eleganza, la riservatezza. Negli abissi della memoria, la vergogna brucia come la carezza di una medusa.
Per Pascal era l'ombra delle anime belle. Per San Bernardo, una torcia dell'anima. Per Confucio, lo zenit dell'animale politico. Per José Luis de Juan, un'emozione sociale tra le più importanti, ma l'autore lo dice con un certo pudore e attribuisce la sua intuizione a Durkheim. Poi cerca la vergogna nel libro del Genesi e ve la trova dopo la Caduta, in una vertigine di libertà che genera il libero arbitrio. Sulle orme di Chomsky, chiarisce le accezioni e le sfumature del termine nelle lingue moderne, ne indaga la relazione con l'etica e con la politica nell'esercizio della menzogna, della gestualità, della disinvoltura, della fuga dal mondo. Il massimo della provocazione sta nell'analisi di un capitolo del "De l'amour" di Stendhal, dove si afferma come il primo ingrediente che rende appetibile il sesso sia il pudore, vale a dire la vergogna del corpo segreto.
José Luis de Juan analizza abilmente il masochismo epistolare di Stendhal, che implora l'affetto di una bolognese impossibile, riceve un pugno figurato nello stomaco, si erotizza e torna alla carica per soffrire ed amare di più. La sua bella però non intendeva irretirlo: voleva solo capitalizzare il pudore e accumulare vergogna per un amante futuro. Un paradosso degno di un antico sofista.
La vergogna, come il riso di Bergson, sferza i costumi e ci forza ad apparire come dovremmo essere. Si manifesta con il rossore e talvolta con gli sbalzi di pressione, che denunciano un'emozione dell'intelligenza. Una breve comparsa del cuore, conclude José Luis de Juan, sulla scena consunta della farsa.




José Luis de Juan, Incitación a la vergüenza. Seix Barral, Barcellona, 1999.