CULTURA  
venerdì 19 maggio 2000, S. Celestino V  
   
TRENTO. La scuola dopo l'accordo sul contratto provinciale

Ma negli altri paesi d'Europa
il merito individuale vale di più


Alessandro Dell'Aira



         




GLI INSEGNANTI ITALIANI stanno meglio o peggio dei colleghi europei? La Biblioteca di Documentazione Pedagogica di Firenze ha elaborato un quadro aggiornato al '98, utile per capire come mai il nuovo ministro, Tullio De Mauro, insiste nel chiedere un adeguamento ai livelli europei, retributivo e delle condizioni di servizio.

In Francia esistono sei categorie: professori di scuola materna e primaria, e nella secondaria tre categorie di professori abilitati. Altre due categorie si collocano al top della scala: si tratta di personale che ha superato il concorso di aggregazione al livello superiore, con orari ridotti e indici retributivi più alti. Lo status è migliorato nel 1989, con accelerazione graduale della carriera e incremento delle indennità in relazione ai carichi di lavoro e al disagio della sede. Tutte le categorie tranne la prima hanno due gradi con più livelli, cui corrisponde uno stipendio diverso. La promozione di livello è per merito o per anzianità. La prima forma, più agevole, consente di guadagnare dieci anni rispetto alla seconda (20 anni anziché 30 di servizio per l'ultimo livello). Nell'istruzione di secondo grado l'avanzamento è determinato per il 40 per cento dalle note di merito del capo di istituto e per il 60 dalle note degli ispettori. Vi sono canali privilegiati di avanzamento in base a titoli e concorsi interni. La retribuzione di base varia con il variare del livello ed è integrata da indennità, rimborsi e premi di varia natura.
In Germania i livelli retributivi sono quattordici sulla carta ma di fatto dodici perché i primi due corrispondono alla formazione e nel caso degli uomini al servizio militare. Nel 1997 una legge federale sul pubblico impiego ha stabilito che anche gli insegnanti fanno carriera in base al rendimento. I livelli di carriera sono quattro: inferiore, medio, superiore e senior. Quasi tutti gli insegnanti pubblici sono inquadrati nel superiore, meno quelli dei Gymnasien e delle scuole professionali che appartengono al senior. La retribuzione è costituita, come in Francia e un po' dappertutto, dalla retribuzione base e da varie indennità. Il massimo dello stipendio si raggiunge con un minimo di 18 e un massimo di 22 anni di anzianità di servizio.
In Inghiltera e nel Galles la promozione è a domanda se si possiede una certa anzianità di servizio. La valutazione Š biennale e dipende dall'autorità educativa, controllata dagli organi di governo della scuola. Il primo e il secondo anno di insegnamento sono valutati da un tutor nominato dal capo di istituto. Gli stipendi sono stabiliti dalle singole scuole entro i parametri fissati nel 1996 e gradatamente aggiornati. Esiste una scala comune con 17 gradi retributivi, il più alto dei quali per gli insegnanti è 9, con incrementi anche di un punto a discrezione del capo di istituto, il quale è tenuto a motivare le sue decisioni.
In Spagna la progressione avviene per capacità, merito e anzianità, oltre che a domanda. Il massimo grado è di catédratico, con i prerequisiti di 8 anni di anzianità, della specializzazione e del superamento di un concorso per titoli ed esami. Da qualche anno le università associano ai propri docenti i migliori insegnanti di scuola secondaria in base a convenzioni autonome stipulate con il Ministero dell'Educazione. Le funzioni di governo della scuola, che in Italia si chiamano "funzioni obiettivo", concorrono a determinare la retribuzione insieme con titoli accumulati attraverso la formazione permanente.
Il quadro che ne risulta è di una maggiore retribuzione garantita ai meriti individuali e alla qualità del servizio prestato. Da nessuna parte si parla di quiz, quasi dovunque sono le scuole a stabilire, almeno in parte, chi lavora più e meglio degli altri. Al capo di istituto à affidato il compito di garantire i meccanismi e le procedure di questo riconoscimento. Il capo di istituto, a sua volta, risponde pubblicamente delle scelte che fa. La questione più delicata, e sempre sottintesa nel nostro sistema scolastico, è se gli va dato o no un certo margine di discrezionalità nella scelta. La risposta è scritta nel vento: fuori di metafora, essa dipende dal rischio che i capi di istituto sono disposti ad affrontare quando saranno chiamati a rispondere della qualità degli studi offerti dalla scuola che dirigono.