SCIENZA  
domenica 14 gennaio 2001, S. Felice
   
GRANDE MENTE


I misteri del cervello e della coscienza
Giulio Tononi, neurobiologo trentino,
dialoga con un Nobel. E spiega




di Alessandro Dell'Aira


QUALCHE ANNO FA, quando era appena uscito per Einaudi «Darwinismo neurale» di Gerald M. Edelman, premio Nobel per la medicina e presidente della Neurosciences Research Foundation, in una libreria di Trento si presentò una signora che ne chiese due copie. «Una per me e una per mio figlio», spiegò. E quasi a scusarsi con il libraio per quel doppione un po' fuori dell'ordinario, aggiunse: «Lo trova strano? Sa, l'introduzione l'ha scritta lui...» Giulio Tononi allora si trovava molto lontano dai suoi genitori e da Trento: a San Diego, in California, presso la scuola di Edelman. Oggi il suo sogno di firmare un saggio con il maestro si è avverato. Ha per nome: «Un universo di coscienza. Come la materia diventa immaginazione». Lo ha scritto per Einaudi, anche questa volta. Ne abbiamo estratto una frase, che c'è sembrata una delle più forti: «Essere è altro che descrivere». Ne aggiungiamo un'altra, quella finale, tutt'altro che conclusiva (per fortuna): «Mentre noi rimaniamo prigionieri della descrizione, la nostra libertà è nella grammatica».



   




«Un universo di coscienza» non è un saggio di linguistica. E' un saggio di neurobiologia sull'uomo che pensa ed è cosciente di quello che dice. Ha una struttura cristallina e uno stile efficace, tipico delle buone opere divulgative, rivolte a un pubblico allargato. Negli Stati Uniti è considerato un libro di base, beninteso tra quelli scientifici. Se si seguono le istruzioni degli autori, dargli una scorsa veloce risulta meno complicato di quanto non ci si potrebbe attendere. Il segreto sta nel farsi guidare dall'andamento simmetrico del testo, dai compendi in premessa a ogni sezione e a ogni capitolo, dalle numerose illustrazioni che si richiamano anche alle arti figurative.
La prima immagine, in antiporta, è la Creazione di Adamo della Cappella Sistina, abbinata a un'incisione ottocentesca di soggetto anatomico. Riprendendo un'interpretazione di Meshberger, gli autori fanno notare come ci sia più di una somiglianza casuale tra lo sfondo del Padreterno di Michelangelo e la sezione di un cervello umano. Dovremmo imparare a leggere con altri occhi, con altri presupposti, le opere d'arte figurativa, e in genere tutte le immagini, soprattutto quelle prodotte dall'uomo prima dell'imporsi delle fotoriproduzioni meccaniche della materia.


   



E anche, affermano Edelman e Tononi, dovremmo guardare ai fenomeni naturali come a possibili modelli analogici dei meccanismi mentali. Proviamo ad esempio a considerare la memoria come la capacità di liquefare e ricongelare continuamente il vissuto, quasi fosse acqua di ghiacciaio e non un archivio di messaggi incisi sulla roccia. Potremo mai spiegarci, in termini scientifici, come funziona la coscienza? O che strada percorre il lavoro della mente, dagli atomi al comportamento? Saprà mai l'uomo, se e quando inventerà degli artefatti parlanti, coscienti di ciò che dicono, trovare il modo di entrare nel meccanismo del loro funzionamento cerebrale? A parte l'esito di questi tentativi, se l'uomo aspira ad aggredire il problema e ad uscirne, non c'è dubbio che dovrà cercare una nuova chiave d'accesso al suo cervello e alle sue abilità operazionali. Gli autori propongono alcuni di questi nuovi approcci e li concettualizzano. Designano, ad esempio, come "aggregato funzionale" la capacità di integrazione dell'attività neurale di aree cerebrali separate; o come "complessità neurale" l'unità di misura statistica della capacità di informazione, e dunque di selezione tra stati differenti.

Corpo e esperienze.
Il punto è questo: ogni esperienza ha bisogno di un corpo e di un cervello. Ciascuna di queste esperienze, che sia una sensazione, una riflessione o uno stato d'animo, è sempre diversa dalle altre ed è multidimensionale, oltre che descrivibile in modi innumerevoli. E in ogni caso, non sempre è significabile "per verba", come direbbe Dante. Questa complessità è da verificare volta per volta tenendo presente la variabile della discriminazione modale, corporea.
"Un universo di coscienza", tradotto in italiano quasi in contemporanea con l'uscita dell'originale in lingua inglese, è stato accolto favorevolmente sui maggiori quotidiani italiani. Lo stesso è avvenuto su scala mondiale con l'edizione della Basic Books, di New York, dove nel novembre scorso il libro è stato presentato presso il nostro Istituto di Cultura, con l'intervento di Giulio Tononi.

Quanta strada.
Che un anno e mezzo fa, mentre il saggio era in cantiere, aveva rilasciato all'«Alto Adige» qualche anticipazione su ciò che stava preparando. Aveva rivelato di essere da anni alla ricerca della base neurale della coscienza. Aveva affermato come «dai geni possono venire molte caratteristiche, ma non la coscienza».
Quanta strada ha percorso Giulio Tononi in cinque anni, da quella prefazione all'edizione italiana di "Darwinismo neurale" del suo maestro. Ora è professore associato di fisiologia umana all'Università di Pisa e Senior Fellow di neurobiologia teorica e sperimentale al Neurosciences Institute di San Diego, dove i Nobel sono di casa. Il suo è un percorso marcato da un'infinita curiosità e da una serie di opzioni personali accortissime.
Come quella di seguire le tracce di Edelman, materialmente e intellettualmente, fino ad affiancarlo, a condividerne la tesi e a proporne di nuove e altrettanto complesse.




 








Gerald M. Edelman, Giulio Tononi,
«Un universo di coscienza.
Come la materia diventa immaginazione».
Einaudi, 302 pagine,
lire 38.000.