TRENTO  
sabato 27 gennaio 2001, S. Angela Merici
   

Il rettore Steinherr: il rebus Balcani? La chiave è nell'Euro

Convegno ieri sui modelli istituzionali possibili
per disinnescare la mina ex Yugoslavia


Alessandro Dell'Aira


TRENTO. Come vivere in pace nella diversità? Quali sono i fattori di buona convivenza? Diversi e in pace si può, come in Trentino-Alto Adige/SüdTirol. E allora, perché da qualche parte più, e altrove meno, o niente? Dove non c'è convivenza pacifica, c'è rimedio ai conflitti? La convivenza felice è un modello ideale, un'esperienza fortunata, un'arte che si prepara e si trasmette?
Da che dipende il successo della nostra formula? Dal modello, unico in Italia e non solo, di due province autonome in una regione a statuto speciale?
Da un esercizio prolungato, collaudato nel tempo e partito da molto lontano? E' lecito, infine, pensare che l'esperienza e il modello si possano «esportare» nelle aree di crisi più vicine?
Di questo si è discusso ieri a Trento, presso la sala di Rappresentanza del palazzo della Regione, nella prima giornata del convegno internazionale «Organizzare la convivenza. L'esperienza del Trentino Alto-Adige e le prospettive per i Balcani», a cura della Regione Autonoma, in collaborazione con l'Accademia Europea di Bolzano, le Università di Bolzano e Trento e la cooperazione scientifica dell'Istituto Affari Internazionali di Roma (IAI), creatura di Altiero Spinelli, oggi diretto da Gianni Bonvicini, da poco più di un anno presidente dell'Istituto Trentino di Cultura.








Torneremo domani sul convegno. Segnaliamo, per ora, l'intervento del rettore dell'Università di Bolzano, Alfred Steinherr, che è anche consigliere della Banca Europea degli Investimenti.
Steinherr ha detto che fare appello alle risorse locali non basta. Per i Balcani ha proposto un mercato basato sull'euro. Ha citato il Montenegro, che non avendo moneta propria ha adottato il marco tedesco, riducendo notevolmente la corruzione.
In un'area piccola, che sia stato, regione o provincia, pare che la piccola scala e le istituzioni brillanti, aperte al resto del mondo, producano risultati invidiabili. Che sia questa la chiave della formula?
Con la pazienza e il look di un orologiaio svizzero, Vladimir Gligorov, dell'Istituto viennese di studi di Economia internazionale, ha smontato le tesi di Steinherr. Ha negato l'equazione tra piccola scala e vantaggio di posizione. Ha riconosciuto ai paesi piccoli il diritto a una loro politica monetaria. Euro alla Serbia, d'accordo, ma a chi? Alle persone fisiche o ai politici? Il piccolo prospera solo se agisce bene, ha concluso Gligorov, e neppure questo basta.
E allora? Altri due spunti sono venuti dal confronto tra Yoram Distein, professore all'Università di Tel Aviv, sui modelli possibili di autonomia e autodeterminazione.
Gli ha fatto eco Steven Ratner, accademico texano, con la concretezza di chi è incline, per metodo, a credere all'esperienza più che agli schemi. Ratner ha messo in luce i limiti dell'autonomia come requisito. Si è detto attento alle esperienze di successo e agli stili di governo. Anche perché - sono parole sue - «talvolta l'autonomia è il primo passo verso la secessione».
Le due sessioni di ieri, moderate con equilibrio da Jens Voelk, dell'Accademia Europea di Bolzano, e da Bruno Dallago, dell'Università di Trento, proseguiranno questa mattina, sempre presso il palazzo della Regione, con il coordinamento di Massimo Egidi, rettore dell'Università di Trento.
Il convegno si concluderà con la tavola rotonda del pomeriggio, presieduta da Gianni Bonvicini.