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Trento,
Svetlana racconta
la sporca guerra jugoslava
 


di
Alessandro Dell'Aira




SVETLANA È FIGLIA DI ZARKO BROZ, primogenito di Josip. Bosniaca come il maresciallo Tito, suo nonno. Statuaria, gli stessi occhi tristi, la voce ferma e un sorriso che disarma. Nata a Belgrado, vissuta a Belgrado, ora sta a Sarajevo ed è presidente della prima ambasciata dei bambini nel mondo, una ong fondata nel 1991, nata apposta per salvare i bambini da una sporca guerra appena cominciata: a conti fatti ne ha fatti evacuare trentottomila da Sarajevo, dodicimila da Mostar.
Svetlana ha battuto la Bosnia da cardiologa. Da un ambulatorio all'altro, da un ospedale all'altro. Per incontrare chi ne aveva bisogno, per visitare i cuori e ascoltare le voci di tanti uomini e tante donne. Per stamparsi nella memoria quelle voci. Ma una mattina qualcosa scatta. Svetlana si sveglia e decide che quelle storie di giusti vanno raccontate. Dire giusti è molto di più che dire buoni, in ogni tempo. Possibile che quegli uomini, quelle donne abbiano sofferto tanto? Possibile. Ma esistono davvero, storie simili? Certo che esistono. Esistono (è il titolo del secondo libro di Svetlana, non ancora pronto: il primo, "Uomini giusti in tempi malvagi" lo iniziò nel 1993, con un registratore e una penna).
Quattro anni a mettere insieme le storie. Trenta di serbi, trenta di croati, trenta di bosniaci. Un catalogo simbolico, simmetrico, medievale. Novanta storie di uomini e donne, finché a Belgrado nel 1997 qualcuno non le forza la porta di casa e le ruba il catalogo: bobine, registratore, appunti. Qualcuno certamente mandato da chi non voleva che quelle storie si risapessero.
Svetlana ricomincia. Ventiquattro mesi ed è tutto sulla carta, di nuovo. Due cataloghi in uno, questa volta coi nomi dei malvagi che mancavano. Molti giusti, che hanno vinto la paura, ora vogliono che il loro nome compaia. Svetlana racconta e risponde. Cosa penso delle ong e dei politici? Vi dico come la pensa un mio amico medico: vedi, Svetlana, le ong sono fatte di uomini e donne irrazionali che prendono di petto i muri e fanno qualche breccia. Poi arrivano i politici, razionali, e passano per una breccia, poi per un'altra. Senza mai prendere i muri di petto.
Svetlana ha deciso di fare della ex Jugoslavia il paese dei giusti. Il suo credo: gli individui possono essere buoni o cattivi, come vogliono e quando vogliono. I malvagi lo sanno e a volte fanno finta di combattersi tra di loro. Perché? Semplice. Perché vinca il più malvagio, ma anche per dividere i giusti, che potrebbero trovare qualcosa in comune nei loro destini, e allearsi contro i malvagi. E' la storia dei paesi e dei villaggi della ex Jugoslavia, dove in questi dieci anni si è sempre trovato qualcuno venuto da fuori che prima appiccava il fuoco, poi fomentava l'odio che aveva innescato, poi istigava alla vendetta. Questa, secondo Svetlana, è la storia di dieci anni di guerra, anzi di tre guerre: quella di Croazia, quella di Bosnia, quella del Kosovo, sempre che la Macedonia si tiri fuori. Possibile? Possibile. Durante la guerra, naturalmente, i ragazzi e le ragazze non hanno smesso di innamorarsi e di sposarsi. Fra tutte le coppie, quasi una su tre è interetnica, come in tempo di pace. Dieci anni di progetti politici, distruttivi della pace e della memoria. Soprattutto sui nervi e sulla pelle dei bambini, anche di quelli evacuati. Alcuni di loro, portati via in fasce, ora hanno dieci, undici anni. Molti sono orfani. Quelli che sono tornati a casa hanno paura di tutto: di pestare l'osso di un morto, di restare sotto una casa pericolante, di saltare su una mina, di essere morsi da un serpente. L'incubo meno realistico è il serpente. Lo scheletro umano ha centosei ossa, per ventottomila morti insepolti fa qualcosa come tre milioni di ossa alla portata della suola di un bambino. Le mine sepolte, che non si sa quante sono, fanno più paura delle ossa dei morti. Se vuoi sapere cos'è la guerra, e cosa rimane dopo la guerra, chieditelo con il cuore e con la paura dei bambini.
Queste cose, e molte di più, ha raccontato a Trento Svetlana Broz, autrice di "Uomini giusti in tempi malvagi". E' stata invitata dal Forum trentino per la pace, poi alla Regione. Sono passati dieci anni dall'inizio della guerra nella ex Jugoslavia. Il suo cruccio è che nelle librerie di Belgrado sia quasi impossibile trovare una carta d'Europa. E' una notizia fresca, di appena una settimana fa. Possibile? Sì, dice Svetlana, una carta d'Europa. Una di quelle che dieci anni fa si trovavano in autostrada, da Zagabria a Skopje, in tutte le stazioni di servizio.
Per chi volesse aiutare l'associazione "Il giardino dei giusti": INTESABCI Rete Comit, Filiale di Verona, cap 37121, piazzetta Scala 1, CAB 11700, ABI 2002, CCB 7319749/01/85, conto intestato a Scardeoni/Cioffi.

 




 
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