LE LETTERE  
mercoledì 29 dicembre 1999, S. Tommaso Becket  
   
PROBOVIRUS
Una storia a lieto fine


La notte di Natale il nickname di proboVirus ha ricevuto un messaggio nella sua casella di posta elettronica. Il nickname, in verità, sarebbe il soprannome di un qualcuno che ha un nome e cognome, mettiamo "madame Povary" per la signora Rosetta Vattelappesca di Povo. Ma questo qualcuno si trova benissimo nei panni di proboVirus e gli fa volentieri da alter ego. Il messaggio raccontava la storia di un certo Paolino, probabilmente il nickname di un bambino reale, il quale comunque si chiami è in gamba e forse ha la testa, nel senso che ha fatto novanta chilometri a piedi perchè vuole studiare. ProboVirus, ancora stordito dai fumi della sua tazza di Rumtopf, ha copiato il messaggio e l'ha incollato dentro il file che stava scrivendo. Con questo risultato.

UNA STORIA AFRICANA
Paolino vuole studiare. Novanta chilometri a piedi per realizzare il suo sogno: andare a scuola. Nel cuore dell'Africa esiste ancora la schiavitù. Uomini comprati e incatenati: loro non brinderanno al Duemila. Stiamo parlando del Sudan. In quella nazione domina un regime violento e oppressivo, forte di buoni rapporti con la Francia. Da quella nazione è da poco fuggito Paolino, tredicenne con un sogno in tasca. La sua storia può servirci a ripensare la scuola, il Natale, il senso stesso della vita. E ve la raccontiamo attraverso le parole di un missionario comboniano, padre Kizito, che lo ha aiutato: «Avevo conosciuto Paolino quando aveva nove anni, a Teberi, nell'agosto del'95, durante il mio primo viaggio fra i Nuba. Lo avevo poi rivisto diverse volte e ne avevo notato l'intelligenza, la vivacità e il grande senso di responsabilità.
Paolino ha perso il papà quando aveva cinque anni; oltre alla mamma ha due fratellini più piccoli. Quando sono andato tra i Nuba lo scorso maggio, Paolino ha fatto quasi novanta chilometri a piedi, attraverso un territorio impervio e pericoloso, per incontrarmi. Mi ha trovato sul grande spiazzo, mi ha tirato da parte e mi ha detto: Sono venuto a vederti, perchè voglio chiederti di portarmi a Nairobi a studiare. Voglio imparare per tornare a insegnare ai miei amici. Serissimo e determinato. Quando sono tornato a Nairobi ne ho parlato con Mike e Jane, della comunità di Koinonia, e la loro reazione immediata è stata: Fallo venire, lo terremo con noi come un figlio. E così è stato. Paolino adesso sta scoprendo un altro mondo. Tutto è nuovo per lui. Sgrana gli occhi di fronte alle cose che non conosce, la radio, il computer, l'asciugacapelli, ma anche una semplice mela o un ananas. Non smette di raccontare delle case "così alte" che ha visto in città, e non gli sembra vero di potermi parlare a distanza grazie al telefono. Attraverso lui stiamo riscoprendo molte cose che davamo per scontate; attraverso i suoi occhi spalancati, molte cose tornano a essere nuove anche per noi.»

ProboVirus si è rifiutato di incollare il resto del messaggio, e l'ha copiato a mano per tentare di mandarlo a memoria. Eccolo.
«Questa storia è esemplare per tutti noi. Paolino sembra incarnare il senso della serietà, la forza della volontà, il desiderio del riscatto sociale. Paolino ha fatto i suoi novanta chilometri, ora tocca a noi accompagnarlo per tutti gli altri che lo separano da un futuro di giustizia e di solidarietà.»
Mentre batteva sui tasti, proboVirus si è detto: chissà cosa sarebbe di Paolino nel futuro dei continenti consumistici e moralistici, in una scuola quasi sempre comoda, calda, autonoma, modulare, creditizia, portfolizzata, managerializzata, con previsione di rischio e talvolta di gomma. Tanti auguri, Paolino. La tua storia può servirci a ripensare davvero la scuola, il Natale, il senso stesso della vita. Hai macinato novanta chilometri solo per chiedere di poter studiare in una scuola come che sia. Hai fatto benissimo.
Per aiutare i bambini come Paolino si può versare un contributo sul ccp 37799202 intestato all'Associazione Amani, via Gonin 8, 20147 Milano. Le offerte sono deducibili dalla dichiarazione dei redditi. Amani (che vuol dire "pace" nella lingua africana kiswaili) è presieduta da padre Kizito che promuove a Nairobi (in Kenya) una comunità per fare studiare i bambini di strada e avviarli al lavoro. Altre informazioni sono disponibili sul sito Internet di PeaceLink (
http://www.peacelink.it) che ospita gratuitamente l'Associazione Amani. Per mandare a Nairobi un messaggio di auguri a Paolino e agli altri bambini di strada, inviare un messaggio di posta elettronica a padre Kizito (kizito@maf.org), missionario comboniano nato a Lecco nel 1943, il cui vero nome è Renato Sesana e ha preso il nickname di Kizito quando ha cominciato a operare in Africa.





















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