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IL LIBRO


Un eroe tirolese nell'epopea
delle comunità guaraní



di Alessandro Dell'Aira





LO SBARCO DI COLOMBO genera una grande curiosità nel Vecchio mondo, che è anche crisi d'identità per la presa d'atto della presenza di un continente imprevisto e inesplorato sulla rotta occidentale per le Indie.
Mentre l'umanesimo italiano non si sottrae al dialogo con la Sublime Porta, i sovrani cattolici spagnoli nel 1492 esultano per il coincidere dell'impresa fortunata delle tre caravelle con l'espulsione dei Mori da Granada. Il papa media tra Spagna e Portogallo e nel 1494 con il trattato di Tordesillas fissa una linea precisa di demarcazione tra le aree di pertinenza dei conquistadores dei due paesi iberici. I padri francescani, gesuiti, domenicani varcano l'Atlantico su rotte insidiose e imprevedibili quanto le vie terrestri per l'Asia e i vari approcci con l'Africa. Diversi sono gli ambiti di evangelizzazione dei tre ordini religiosi, diverso lo stile organizzativo, diversa la relazione con le corone dei due paesi iberici, unificati sotto gli Asburgo dal 1580 al 1640. Al concilio di Trento non erano intervenuti i vescovi delle diocesi d'oltremare, tenuti deliberatamente lontani da una questione tutta europea che rischiava di complicarsi se estesa alla compatibilità fra la sacra dottrina e l'istituto della schiavitù.
Queste sono le premesse del libro "Gli eroi del Río de la Plata" di Plinio Marotta, pubblicato di recente dalla Casa editrice Panorama di Trento nella collana per i ragazzi, con i profitti interamente devoluti a favore dell'Unicef. Il testo, illustrato da Pierluigi Negriolli, narra dell'epopea dei gesuiti che sottraggono i guaraní del Paraguay alle atrocità compiute dagli encomenderos, gli spietati avventurieri spagnoli.
Il libro è scritto per gli adolescenti ma possiede un impianto narrativo adatto anche ai giovani e agli adulti. Marotta ha insegnato nel Liceo italiano di Madrid e poi in quello di Buenos Aires. Ciò gli ha permesso di studiare sul campo le fascinose testimonianze monumentali della cosiddetta repubblica gesuitica del Paraguay e di mettere a frutto lo studio delle fonti storiche. Ne è derivata un'epopea della Compagnia di Gesù, della tenacia dei padri, della loro forte disciplina interna, della loro autonomia dalla corona spagnola che li portò spesso a distinguersi dai francescani, interessati all'edificazione degli indios e degli schiavi deportati dall'Africa, e dai domenicani, che si adoperarono in difesa dell'ortodossia e delle gerarchie ecclesiastiche. I gesuiti, agendo con molta autonomia, sottrassero i guaraní alle sfrenatezze degli avventurieri. Convinsero gli indios a corrispondere in forma volontaria alla corona spagnola un tributo che consentisse loro di sottrarsi alle deportazioni e al lavoro forzato e di vivere in pace in comunità autogestite. Questa linea d'azione alimentò tuttavia in Europa le voci sull'indebito arricchimento della Compagnia, dovuto alla mancata corresponsione dei tributi e al controllo diretto delle attività e del lavoro degli indios.
Una delle figure più importanti dell'epoca, ricordate anche da Marotta, è quella del gesuita tirolese Anton Sepp, di origini aristocratiche, nato a Caldaro, educato a Vienna e nel 1689 destinato al Paraguay dove morì nel 1733. Anton Sepp sviluppò nei guaraní le arti della scultura e della musica apprese in Tirolo e alla corte imperiale. Fu lui a introdurre a Yapeyú, oggi in territorio argentino, la passione per l'arpa e per altri strumenti. La repubblica dei guaraní e le missioni gesuitiche del Paraguay, attive fino al 1768, furono ricordate con ammirazione da grandi autori del passato come Ludovico Antonio Muratori, Voltaire, Buffon, Chateaubriand, e additate come un modello di società felice in cui le donne e gli uomini vivevano in pace, liberi dal bisogno e dai cacciatori di schiavi.

Plinio Marotta
Gli eroi del Río de la Plata
Panorama Ragazzi, Trento, 174 pagg., 7 euro





 
 
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