Cerca
  il titolo
 

 

 Cerca la
 località
 

 

 Scegli
 il segno
 

 

 Messaggio  
 PIAZZA AFFARI  METEO  OROSCOPO
 SMS
venerdì 10
gennaio 2003
 
 


 Commenti
 Primo piano
     
   CRONACHE
   Trento
   Lavis Rotaliana
   Rovereto  Vallagarina
   Riva Arco
   Pergine
   Valsugana  Primiero
   Val di Fiemme
 Val di Fassa
   Val Giudicarie
 Val Rendena
   Val di Non
 Val di Sole
     
   SPORT
     
   SOCIETA'
   Economia
   Lettere
   Cultura
   Spettacoli
   Agenda
     
   SETTIMANALI
   Agricoltura
   Arte & mostre
   Auto & motori
   Bambini
 
& ragazzi
   Internet
   Libri & idee
   Montagna
 
& natura
   Plata ladins
   Sapori
 
& alimenti
   Scommesse
   Università
 
& ricerca
     
   I NOMI DI OGGI
     


  KwSport
     Cerca la squadra


  Katalogo

 

Cerca sulla rete
In Katalogo
Nel web
 




  KwSport
     Cerca la squadra


 SMS



 CULTURA
 


L'affresco del Castello di Avio.
con il motto dei Castelbarco
«Sia che pò» citato dal Petrarca



DALLE RIME SPARSE
L'OSCURO MOTTO ora svelato

«Sia che pò»: interpretato come detto popolare, è un verso del Petrarca
Castello di Avio. Tra gli affreschi di fanti e amanti aleggia la cabala


di Alessandro Dell'Aira


IL CASTELLO DI SABBIONARA ha mille anni. Ne sappiamo qualcosa di scritto dal 1053, quando il Castellum Ava accolse Gotschalk, il monaco benedettino bavarese che aveva traversato le Alpi per trafugare le reliquie di Santa Anastasia a Verona. La posizione strategica, ai confini del principato vescovile con il territorio degli Scaligeri, ne fece presto un punto di incontro di culture. A quanto si dice, ai tempi dei Castelbarco il maniero di Avio ospitò l'altissimo Dante Alighieri. Il ramo locale della famiglia si estinse nel 1411, e solo nel 1664 il ceppo degli antichi proprietari ne riprese possesso. Ma le nebbie della storia offuscano lo splendore dei monumenti blasonati, e agli inizi dell'Ottocento il glorioso castello fornì ai Castelbarco i materiali per la ricostruzione della Villa di Loppio, strapazzata dalle truppe napoleoniche.
Chi visita oggi il Castello di Sabbionara, gestito dal Fondo per l'Ambiente Italiano, è attratto dal ciclo figurativo degli affreschi restaurati in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento, con motivi cabalistici, scene di guerra rarefatta e d'amore sublimato. Ma sul senso complessivo del ciclo si continua a riflettere.


Ciò che stiamo per dire è una riflessione da visitatore estemporaneo. Ci interessa un dettaglio della parete est della Stanza delle Guardie, dove l'affresco è diviso in due fasce. Nella fascia alta c'è quello che si dice un campo lungo sul castello di Sabbionara, con due schiere di guerrieri che si fronteggiano allo scoperto in un dolce paesaggio collinare. Nella fascia bassa c'è quello che si dice un piano ravvicinato della battaglia. Zoomando sulla destra, si nota che il fante più timoroso si ripara dal mento alle ginocchia dietro lo scudo, e che lo scudo ha un motto: SIA CHE PO. Che vuol dire? Le guide spiegano: sia che po sta per "Sia quel che sia", "Vada come vada". Il senso del motto, che ritorna sullo scudo ovale di un altro fante, sarebbe un residuo della parlata dell'epoca, o l'allusione a oscure contese locali.
Fidiamoci delle suggestioni. SIA CHE PO, sul momento, ci è sembrato un bel motto salvascudo. Ci ricordava qualcosa, ma cosa? Non è motto da Sala delle Guardie, non esprime intenzioni bellicose. Ne abbiamo fatto la scritta salvaschermo animata del computer. Ci abbiamo preso gusto e abbiamo interrogato un motore di ricerca Internet. Siamo finiti sulle Rime Sparse di Francesco Petrarca, sonetto 168. Per dirla in chiaro, Messer Francesco si rivolge a Madonna Laura che non è più mentre Amore gli manda un dolce pensiero quasi a fare da segretario galante, per illuderlo e spingerlo a sperare. Mai come ora è il momento, coraggio. Tra verità e menzogna lui vive inquieto e non sa che credere. Il tempo passa e lo specchio annuncia una stagione contraria alla promessa di lei e alla speranza di lui. Conclusione: "Or sia che pò: già sol io non invecchio; / già per etate il mio desir non varia: / ben temo il viver breve che n'avanza."
Chissà se l'Alighieri ha dormito davvero a Sabbionara. Ma certo ad Avio abita ancora Francesco Petrarca. Il tempo fugge, i frattempi non passano. Il frattempo è la pausa non misurabile che sta tra i sì e i no che riceviamo sul muso da chi amiamo senza fortuna. E siccome il muso è lo scudo dell'anima, sia che po è il confine tra promesse e speranze.
Gli ultimi Castelbarco hanno adottato il motto come di famiglia, ignari della fonte da cui discende. Il cavaliere in lotta con il drago della parete sud esalta la sfida degli amori perduti nella Casa delle Guardie di Sabbionara. Cabalistico e petrarchesco ora suona anche Mama, il nome amoroso del paesino da cui escono gli armati della parete nord che si misurano coi guerrieri dei Castelbarco. Dolci eterni frattempi, lunghi una vita o un battito di ciglia, sui musi e sugli scudi, sotto e dentro le mura di Troia assediata, nei saloni dei castelli cortesi o nei metri quadri contati dei feticci urbani condominiali.
Mai come ora l'amore ci dice che è pronto, insegna Petrarca, e invece non è ancora pronto. Ti conosco da due minuti e mi sembra di amarti da un anno. D'altra parte, sostiene Tabucchi, si sta facendo sempre più tardi. Come il guerriero di Sabbionara, siamo sempre e ovunque alla fine o all'inizio di una storia pubblica o privata. SIA CHE PO, nel frattempo, e nell'attesa non facciamoci del male.




 
 
Vivoscuola
 
HOME
Tin