LE LETTERE  
domenica 19 settembre 1999, S.Gennaro  
   
Riccardo Cucciolla: la voce
come sede dei sentimenti


Alessandro Dell'Aira





Salutare Riccardo Cucciolla, congedatosi con discrezione, richiede altrettanta discrezione. L'ho accompagnato in giro per qualche giorno, da una sala all'altra - Trento, Rovereto, Borgo, Riva - e ho imparato che la voce è la sede dei sentimenti. Non solo dei nostri: anche di quelli altrui, letti, studiati, capiti, tenuti insieme con delicatezza. Altrimenti è un'emissione di suoni senza significato. Parlare è una cosa, farsi ascoltare è un'altra. Prima di parlarti in privato, o di parlare al pubblico, Riccardo ascoltava. Intorno a un tavolo, a cena, davanti a un microfono. Non invadente, quasi un'eco, una voce di cuore. La voce dei tuoi e dei suoi sentimenti, addestrata a doppiare l'espressione del viso che aveva di fronte. Non potevi non ascoltarlo, quando parlava di casa sua e dei suoi cari, perché era lui, prima, a chiederti di te e dei tuoi cari. Quando ti mostrava i suoi fogli pieni di note a matita sui caratteri stampati, di segni essenziali che lui solo capiva, e dietro ai quali c'era lo studio prima di tutto, e poi la paura di perdere il filo. Perché Riccardo non seguiva la logica del testo scritto ma quella imperiosa, pericolosa, imprevedibile dell'attimo in cui la voce si faceva testo. E il filo non lo perdeva mai, lo dipanava con la sua piccola mano che carezzava l'aria. Il suo filo di voce era il filo del senso del testo. Quando è venuto a trovarci per l'ultima volta sapeva che il suo corpo stava male, ma la sua voce ti diceva che stava benissimo. Amava la Puglia, Rieti, Mosca, Madrid, il Brasile. Il teatro, la poesia. Il suo mestiere, la campagna, il lavoro. Una vita ben vissuta. Una persona normale con una voce rara. O il contrario, fa lo stesso. Perché la voce è la conversione vibrante del sentire, il filtro dei detti, degli scritti, dei pensieri, degli atti. Se noi siamo quello che abbiamo dato, Riccardo Cucciolla è la sua voce viva, che sarà tale nel tempo finché vivranno quelli che l'hanno ascoltata dal vero. Poi svanirà, come tutte le cose umane. Doppiata dalla voce del tempo che passa.





«Un momento c'è stato»
(«Foi um momento em que...»),
di Fernando Pessoa.


Detta a Trento
da Germana Tanger
e Riccardo Cucciolla