SABATO, 7 AGOSTO 2004


Pagina 43 Cultura

 
 



















 

 





Mario Baudino
e un particolare
della copertina del suo libro
«Il mito che uccide»








 

Storia di Otto Rahn e dei suoi misteri
tra santo Graal e nazisti
 
 
 
 


di Alessandro Dell’Aira

Si terrà oggi al palazzo delle Terme di Comano la presentazione del libro «Il mito che uccide» di Mario Baudino. L'incontro che è fissato alle ore 17. alla presenza dell'autore, giornalista culturale per La Stampa, è nell'ambito del caretellone di «Trentino d«autore», il consueto appuntamento organizzato dall'Apt delle Terme di Comano. Al termine dell'incontro verranno sorteggiate tra il publico due copie regalo.


“Il mito che uccide” di Mario Baudino, giornalista culturale per La Stampa, è la storia del tedesco Otto Rahn, che negli anni Trenta rigenera il mito del Graal, passa con le SS ed è travolto da un’ossessione. Era corso da Parigi in Linguadoca dietro a una pista d’oro. Un curioso della storia, o uno dei tanti spioni che con fini pretesti si aggiravano per l’Europa in quegli anni? Alloggiava in una pensioncina, frequentava caverne e dirupi pirenaici. Un giorno lo beccarono a fare graffiti falsi in una grotta. Di punto in bianco rilevò un albergo, l’Hotel dei Castagni di Ussat, sperando di rilanciarlo con invitati d’onore del calibro di Josephine Baker e Marlene Dietrich. Si credeva un artista totale, come Wagner. In tanti si chiedevano cosa diavolo avesse in mente. Sulla scorta di due poemi medievali, uno francese (il Perceval di Chrétien de Trojes), l’altro tedesco (il Parzival di Wolfram von Eschenbach), dedusse il nesso tra i càtari, gli eretici “perfetti” che si astenevano da ogni tipo di carne per scansare i peccati di gola e lussuria, e la custodia del Graal nel castello di Montségur. I càtari furono sterminati con il placet dell’Ordine di san Domenico. Fu una crociata speciale. Secondo Rahn, una crociata contro il Graal. E’ questo il titolo del libro fatale. Otto si uccise nel 1939 – forse per ordini superiori – nei pressi di Söll, sui monti di Kufstein, durante una tormenta. Mai più ritrovato. Una morte di quelle che aleggiano su chi fruga tra i misteri della storia. Braccato dai sensi di colpa, sommerso da un’immensa coltre bianca, sepolto vivo come Ötzi, o come gli albigesi murati a centinaia – si dice – nelle caverne del Sabarthès, scompare per sempre. O per poco? Chissà (un suo falso necrologio era stato diffuso due anni prima). C’è chi ha scritto che Rahn ricomparve in Italia, sotto falso nome, per espiare le sue radici ebraiche. Ma questo è un mito nel mito. Mario Baudino, ospite di Trentino d’Autore 2004, sarà alle Terme di Comano sabato 7 agosto pomeriggio. Introdotto da Alberto Faustini, verrà a dipanare questo groviglio di politica, neopaganesimo, spionaggio, letteratura e magia nera. Come lui stesso svela in fondo al libro, lo hanno assistito molti accademici, tra cui Francesco Zambon, dell’università di Trento.

Fallito l’Hotel dei Castagni, Otto Rahn entra nelle SA e quindi nelle SS. E’ inviato come aguzzino a Dachau. Man muss fressen, cosa non si fa per mangiare, borbotta a un amico francese tra la calca di una Berlino in festa per le Olimpiadi del 1936. Schiavo del regime, è foraggiato da Himmler e si barcamena tra questi e il rivale Rosenberg. Mentre la sua stella declina, in Francia cresce la fama mondana di Montségur, presunto scrigno del Graal.

Cos’è il Graal? Almeno due cose può essere, spiega Baudino: il calice dell’Ultima cena, che accolse il sangue versato da Cristo sulla croce, o una magica pietra che dà la sapienza. Nel Parsifal Wagner lo associa al calice sacro e recupera il mito all’ortodossia, riportandolo in ambito celtico-germanico. Rahn elabora la versione di Wagner e la consegna al nazismo. La sua vera rovina fu il Graal, sostiene Baudino, e non la fede in Hitler e nell’arianesimo. Concordiamo. In letteratura, Otto Rahn ha una fama consolidata di pasticcione. Fa una comparsata anche nel Pendolo di Foucault di Umberto Eco, nei panni di una specie di mago Casanova dell’occultismo, che mutatis mutandis prova scientificamente i rapporti tra il Graal e il Vello d’Oro degli Argonauti. Su questa pista si lanciarono in tanti. Smantellarono pavimenti e sepolture, cercarono il magico Calice ovunque ci fosse odore di Templari, nel Tibet, e più che mai nel castello di Montségur. Uno dei tanti era l’inglese Aleister Crowley, allievo di Madame Blavatsky e affiliato alla Golden Dawn, la setta dell’Alba d’Oro, che nel settembre 1930, mentre Rahn si affannava in Linguadoca, “sparì” tra i flutti nella Boca do Inferno presso Cascais, con l’ineffabile regia di Fernando Pessoa, per riemergere qualche settimana dopo a Berlino, polo magnetico di faccendieri tenebrosi, ciarlatani di razza, nazisatanisti, promotori di miti sensazionali per la politica del sangue e della terra, e perché no, per le nuove frontiere del consumo e del gusto. Dall’Atlantico ai Pirenei, da Cascais a Montségur. Dopo i liberi eroi del Grand Tour, ecco l’esoterismo (e il turismo) di massa. E dopo ancora, Indiana Jones, il Da Vinci Code e il Leonardo new age di Dan Brown.



Mario Baudino, «Il Mito che uccide. Dai Catari al Nazismo. L’avventura di Otto Rahn, l’uomo che cercava il Graal e incontrò Hitler». Longanesi & C, Milano, 2004. 248 pagine, 16 euro.