VENERDÌ, 17 SETTEMBRE 2004

Il sapiente?
Un mestiere



Tra De Finis e Nicoletti
le radici della «Sophia»


Pagina 53 - Cultura e Spettacoli

ROSMINI/Trento
 
 





 
     
 
 
 

di Alessandro Dell’Aira


NON È SAPIENZA il sapere. Il sapere e i saperi valgono molto meno. Nelle Baccanti di Euripide, il coro riflette su una verità antica almeno quanto Socrate, e modernissima: la sapienza consiste nel conoscere e riconoscere i limiti del sapere. Secondo una leggenda poi non tanto bislacca, Omero morì di crepacuore per non aver saputo risolvere l’enigma propostogli da alcuni bambini. Dunque il genio di Omero non aveva il dono della sapienza piena. In epoca antica al sapiente si attribuiva la qualità di intuire il vero che sta oltre il sapere, di essere più forte di tutti gli enigmi e di suscitare domande essenziali. Quello del sapiente, per così dire, era un mestiere esclusivo.

l’Associazione culturale Rosmini di Trento, due anni fa, aveva dedicato al tema due cicli di relazioni accompagnate dalla lettura recitata di testi, con l’ambizione di cogliere le origini complesse della cultura mediterranea e di proiettare l’indagine fino ai giorni nostri. A conclusione degli incontri, una tavola rotonda con Diego Quaglioni, Enrico Zaninotto, Edoardo Boncinelli, Michele Nicoletti, si era posta una domanda delicata: ha senso oggi parlare di sapienza, in una società controllata dai poteri e dai saperi, in una civiltà passata dalla sapienza alla scienza?

Quasi tutte le conversazioni di quei cicli sono state raccolte in un volume curato da Lia de Finis, Presidente dell’Associazione Rosmini, e pubblicato da “Didascalie”, la rivista della scuola trentina: “Il mestiere del sapiente. Alle radici della cultura euro-mediterranea”. La presentazione ha avuto luogo ieri nella sede di via Dordi 8, a cura di Michele Nicoletti.

Oltre alla sophia, la sapienza che si nutre dell’intelligenza speculativa (il logos), il mondo greco aveva almeno un’altra chiave di lettura del mondo. Era la sapienza in azione, la sapienza versatile, la metis. Non occupiamoci di Odisseo, la cui sapienza è solo di quest’ultimo tipo. Prendiamo la dea Atena, per eccellenza sapiente, nata in armatura da un gran mal di testa di Zeus. Atena è maestra di sophia e di metis, di logica e intuizione insieme. Atena-Minerva è la dea grecoromana della sapienza bifronte, ma non dura in eterno perché l’idea di sapienza evolve. Alla sapienza del poeta vate ispirato dalle Muse è subentrata la sapienza del poeta artigiano della parola. I nuovi tempi hanno già scoperto la relatività e la capacità della città di essere fonte di sapienza, di essere maestra degli uomini. La giurisprudenza medievale, più tardi, si attribuirà il rango di fonte della sapienza civile.

Oggi si fa fatica a crederlo, ma la parola sapienza è imparentata con il verbo latino sàpere (gustare), con i termini sapido e saporito. Perciò la sapienza è anche gusto. Per San Bonaventura, filosofo e teologo francescano, la sapienza è il sapore del Bene, la cognizione sperimentale di Dio, che dà gioia come un porto sicuro dopo una lunga traversata.

Il pregio del ciclo proposto dall’Associazione Rosmini è di aver messo a confronto la sapienza del mondo classico con la sapienza delle religioni rivelate. Per Cristianesimo, Ebraismo, Islam, solo Dio conosce la via della sapienza. Dunque il sapiente ha timore di Dio perché che la sapienza è inaccessibile agli uomini. Fra le tante possibili citazioni, riprendiamo un versetto della Bibbia, libro della Sapienza (7,11): “Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile”. Dunque tendere alla sapienza dà più garanzie che accumulare oro, perché la sapienza non è un affare per chi ha il gusto dell’oro. Siccome non è calcolabile, sfugge ai calcolatori. Siccome è inaccessibile, non interessa neppure ai potenti. Sono questi i paradossi del sapiente, che fanno a pezzi l’ovvietà per far ragionare il mondo, come i filosofi greci..


“Il mestiere del sapiente. Alle radici della cultura euro-mediterranea”. A cura di Lia de Finis. Didascalie libri, maggio 2004, 397 pagine.