VENERDÌ, 5 NOVEMBRE 2004


I trentini
secondo Baldi

sospesi fra il Tirolo

e le tentazioni padane

Il giornalista Rai oggi al Rosmini

Pagina 56 - Cultura e Spettacoli  
   
IL LIBRO
 






    di Alessandro Dell’Aira


CHI SONO I TRENTINI? Per Massimo Baldi, sociologo e giornalista Rai di Trento, sono gli Austriaci d’Italia. Il suo saggio, edito nel giugno scorso dal gruppo UCT, sarà presentato oggi alle 17 al Centro culturale «Rosmini» di Trento da Margherita Cogo, vice presidente e assessore alla cultura della Provincia Autonoma di Trento, da Sandro Schmid e Sergio Bernardi, presidente e direttore dell'UCT, e dallo stesso Massimo Baldi.

Trentino o Tirolo? Facciamo un passo indietro di un secolo. Nel 1908 l’anonimo autore del fascicoletto «Chi sono i trentini?», edito a Trento da Zippel, rispondeva con argomenti di un candore disarmante a quelle che definiva le menzogne dei pangermanisti. I trentini sono gli abitanti del territorio di Trento. Trentino non è un nome geografico di fantasia, inventato dagli irredentisti: risale almeno agli «Annali overo croniche di Trento» del mantovano Giano Pirro Pincio, opera pubblicata in latino nel 1546 e in italiano nel 1648, dove si legge: «il Trentino», «il territorio trentino», «i trentini», e non «il Tirolo», «il territorio tirolese», «i tirolesi». L’anonimo controbatte le posizioni della lega patriottica tirolese, il Tiroler Volksbund di Wladimir Kuk, secondo cui «non esisteva alcun Trentino».

Torniamo a oggi. Un altro autore, in tempi recentissimi, si è posta la stessa domanda. Chi sono i trentini? E’ Giulio Pompermaier, del partito autonomista trentino tirolese, che in un excursus storico-politico di dieci anni fa ha auspicato la ricostituzione del Tirolo da Kufstein a Borghetto.

Questi due esempi di riflessione su Trentino e Tirolo, pur essendo lontani nel tempo e nel metodo, si limitano a questioni territoriali e geografiche, come se fugare i dubbi sull’origine dei nomi, e sull’uso che se ne fa, basti a definire l’identità di un territorio e dei suoi abitanti. Va chiarito piuttosto, scrive Massimo Baldi, che oggi assistiamo alla perdita e alla sconfitta della memoria storica. Diciamo «Trentino»” e dimentichiamo che non esiste storia del Trentino senza il Tirolo. Non ci sono dubbi, il Trentino è stato indiscutibilmente Tirolo, per il poeta Giovanni Prati come per l’imperatore Francesco Giuseppe. Baldi amplia il discorso e lo porta sul piano mitteleuropeo e multiculturale. I trentini non sono i cani da guardia dell’Impero e dei suoi confini. Hanno un loro patrimonio di idee che si fonda sul senso di appartenenza a una famiglia e a una comunità, sul rispetto dell’ambiente, sulla solidarietà.

Come ogni gruppo umano, i trentini sono titolari di una storia in grado di spiegare com’erano e come sono. Questa storia va interrogata, per poterne recuperare la consapevolezza e potersi difendere dalle nuove insidie che intaccano l’identità, l’autonomia, la cultura locale, come il fast food, i megastore, il turismo di massa, l’omologazione. Diverse erano le antiche insidie, come l’uso strumentale di nuovi toponimi, ad esempio “Venezia Tridentina”, in cui il Trentino, declassato da nome ad aggettivo, era agganciato a un contesto regionale estraneo. La questione oggi va ben oltre.

Baldi fa leva su due eroi di una stessa patria: Andreas Hofer, paladino del Tirolo contro Napoleone invasore, e Michael Gaismayr, leader della guerra rustica del 1525. Si tratta di personaggi diversi ma complementari, che rappresentano le due anime del Tirolo: l’uno è cattolico e trascinatore di folle, l’altro è più vicino ai protestanti. L’autore esplora e percorre la storia a grandi passi, alla ricerca di conferme alla propria tesi. Segnaliamo l’invito al recupero del carattere multietnico del Tirolo, come modello da applicare al Trentino: la rievocazione degli aspetti meno noti del passaggio di Garibaldi a Bezzecca, i giudizi di Cesare Battisti e Benito Mussolini sul Trentino, dove anche gli operai «sono per l’Austria»; l’autonomia accerchiata e le tentazioni padane, l’accordo Degasperi-Gruber del 5 settembre 1946, destinato a diventare un modello internazionale per la buona convivenza nelle zone a rischio; l’autonomismo di massa. Baldi resta fedele al taglio giornalistico del genere instant book: aspetto spartano del libro, riflessioni ad alta voce e a tutto campo, giudizi taglienti, niente note, qualche rinvio bibliografico nel testo. Tra storia dimenticata e identità.