MERCOLEDÌ, 19 GENNAIO 2005

Quel polpettone
del Codice Da Vinci
cucinato alla Eco

Pagina 48 - Cultura & Società

COME SI INVENTA UN BEST SELLER
 





 
 
Dal Sacro Graal alla Gioconda
dai discendenti di Maddalena
a quelli dei Merovingi
Dan Brown mescola tutto
nella salsa da complotto

Molti i paralleli tra il successo dell'anno
e il libro di Eco
«La misteriosa fiamma della regina Loana»
e non tutti sono casuali



 
 
 

  di Alessandro Dell’Aira

 


COSA DISTINGUE i polpettoni dalle polpette? Non la carne e neppure il veleno. Oltre al fatto che si può intossicare di tutto, dalle mele agli strudel, il polpettone ha un ripieno (uova sode, capperi, sarde, mollica tostata, rosmarino…) della cui interezza il commensale non ha coscienza, pur essendo attratto dalla sezione trasversale, sempre diversa da fetta a fetta anche nello stesso piatto, mentre l’intero è noto solo all’artefice (la nonna, Vissani, Eco, Brown, e chi più ripieno ha più ne metta). Tre volte su tre, quando si infilza la fetta, il ripieno si sfila e si sfracella nel piatto, e non si gusta perché salvo i capperi è ridotto a un pot-pourri di natura incerta. Il polpettone è pieno di segreti che non puoi conoscere tutti in una volta. E’ come Gradisca, la parrucchiera di Amarcord, come la bolla di sapone di Schopenauer. E’ l’invito insufflato a godere di un bene pregustato nell’attesa. Ma quando il pregustato è il Graal più il codice Leicester di Bill Gates che ha raccolto l’eredità di Walt Disney, il ripieno non è da polpettone default. C’è dentro troppa grazia che ti prende per le papille ma non lega perché, francamente, di quegli ingredienti nessuno ne ha mai veramente saputo un tubero, o quasi.

La qualità del polpettone non si misura dal ripieno. Il tocco supremo è la salsa. Nel Da Vinci Code di Dan Brown la salsa è il complotto, la sfida tra il paramassonico Priorato di Sion e il gruppo cattolico tradizionalista dell’Opus Dei. Che esistono veramente, ma non sono né fatti né persone sicché è bastato invocare la formula che non si allude a fatti o a persone realmente esistite. Così la raffica di querele, anziché procurare guai al cuoco, ha generato valanghe di polpettoni. Il mese scorso librerie, supermarket, alberi di Natale italiani ne distribuivano la trentaquattresima edizione. In copertina il titolo è maiuscolo, per evitare un trappolone. Da Vinci non è il cognome di Leonardo, non si scrive The Da ma The da Vinci Code. Consapevole, l’editore italiano usa le lettere capitali, che diventano minuscole nel secondo risvolto di sovraccoperta, Il codice da Vinci, con una pezza più elegante del buco. Così risulta che l’Ultima Cena, o il codice Leicester, sono made in Vinci, patria del geniaccio che scriveva alla rovescia, come sotto la rosa del cofanetto custodito nel caveau della banca teatro degli incubi del protagonista, quasi strozzato da un oggetto misterioso la cui misura e modello non possiamo rivelare subito.

In apertura il professor Robert Langdon, esperto di simbologia religiosa, di professione conferenziere, affronta il pubblico parigino con l’alta uniforme dei manichini di Vogue: giacca di Harris tweed e girocollo Burberry. Dettaglio irrilevante, se non fosse che nel retro di sovraccoperta la testa di Langdon - Dan Brown sorride di sghimbescio su un girocollo Burberry che emerge da una giacca di Harris tweed. Alla fine Robert si fidanza con Sophie, che discende dai Merovingi, i quali a loro volta discendono dalla Maddalena, la fidanzata di Gesù. Detto così è banale, ma tutto si regge su questa trovata che è una svolta storica in quanto supera le ambizioni di Indiana Jones. Seguendo questa pista abbiamo scovato, mimetizzata nel ripieno, la chiave di volta del polpettone, il sogno dello yankee medio: «Ti unirai ai grandi uomini che ammiri, Leonardo, Botticelli, Newton. Ciascuno di loro sarebbe onorato di essere in questo momento al posto tuo».

E’ tutto un sogno, naturalmente. Dopo la conferenza, durante la quale Langdon rischia di finire garrotato dal suo girocollo Burberry, all’Hotel Ritz gli incubi si sprecano. Ma al risveglio (è l’alba o il tramonto?) il professore ha un’illuminazione. Senza neppure docciarsi corre al Louvre dall’Hotel Ritz e cade in ginocchio davanti alla piramidina che emerge dall’atrio proprio sotto la punta della Piramide Inversa, il lucernario che con la Grande Piramide di vetro ha sfigurato il museo più blasonato del mondo. Lì sotto, capperi, c’è il Graal. La catarsi deve essere avvenuta alle venti e venti, l’ora che in sovraccoperta è suggerita sul quadrante alle spalle di Langdon-Brown. Et voilà, tout se tient, dicono i cuochi di Parigi quando legano i polpettoni. Solo che, vivaddio, almeno un ricambio il nostro poteva portarselo dall’America, visto che indossa ancora la divisa della sera prima. Ci voleva tanto? Una shirt con le palme, una sahariana, un trench. O era andato a dormire col girocollo, come l’ottanta per cento dei single del pianeta, rischiando di finire strozzato come Langdon nel caveau della banca?

Ci siamo messi a frugare con la forchetta nel ripieno, alla faccia del Galateo, il codice di monsignor Della Casa. Abbiamo trovato un cappero. Avete presente la rotabile che da Fiumicino va verso est, quella tutta curve, che nei week end vi mette a rischio ogni dieci secondi di fare un frontale con la cabriolet di Paperino e nipoti? «Quella notte, mesi prima, quando la Fiat aveva lasciato l’aeroporto, Aringarosa aveva visto con sorpresa che non si dirigeva al Vaticano ma a est, lungo una strada di montagna. “Dove andiamo?” aveva chiesto all’autista. “Nei Colli Albani” gli aveva risposto l’uomo. “Il suo appuntamento è a Castel Gandolfo”». Quando a est di Fiumicino non c’erano le Montagne Rocciose, uno dei motivi per cui Topolino era poco osteggiato dai padri dei nostri padri adolescenti, nonostante fumetto, era che la sua caffettiera si sarebbe diretta «sui», e non «nei» Colli Albani, dove non ci sono miniere attive. Le edizioni italiane di Topolino, come il monaco Silas, erano impeccabili. Lo ricorda, nella Misteriosa fiamma della regina Loana (giugno 2004), Umberto Eco, che più di una volta sembra fare il verso a Dan Brown. A parte il suo debole per rose e pendoli, in ipotesi non gli sarebbe mancato il tempo per impastare un antipolpettone e farcirlo di qualche sberleffo al Da Vinci Code, uscito negli USA un anno e mezzo prima e da noi nel novembre del 2003. In che modo? Vediamo. In entrambi i romanzi c’è un nonno che alleva nipoti dopo la morte dei genitori in un incidente d’auto. La misteriosa fiamma è la ricerca del femminino nella memoria individuale, come il Da Vinci Code lo è nella memoria universale. Loana, archetipo delle donne vagheggiate da Yambo comprese la segretaria Sibilla e un amore scolastico impossibile (Lila, Sibilla anche lei), è la controfigura della Maddalena trasfigurata da Brown nella Gioconda e in Sophie la crittologa. Le carabattole del nonno, il Nuovissimo Melzi, i magnifici eroi delle letture infantili, aiutano Yambo a recuperare la memoria dopo il coma, così come Langdon si barcamena tra la Bibbia, i diabolici parti del bricolage del nonno di Sophie e le chiavi di volta, alla ricerca del Graal e della Gran Madre perduta. C’è un personaggio di Eco, il candido Gràgnola, che svela a Yambo adolescente i segreti del male e del bene, così come il perfido Teabing inizia la ricettiva Sophie alla teologia paranoica. C’è un libro del Seicento, magico e preziosissimo, che nella Misteriosa fiamma dà a Yambo stravolto dall’alta pressione il viatico per l’altro mondo. E’ stampato in un anno (1623) che ricorda la divina proporzione e la sequenza del matematico Leonardo (anche lui) Fibonacci: 1,618, magnificata da Teabing. Oh Fibonacci, my old friend Fibonacci. Prima o poi, nella nostra esistenza disordinata, non possiamo non imbatterci in lui. La sua sequenza, presentata in una certa maniera, per esempio nel modo in cui mister Richard Brown, professore di matematica e padre di Dan, deve averla illustrata a suo figlio, è una delle cause che hanno allontanato generazioni di giovani dalla matematica. Oltre che dagli ananas, dalle pigne, dai cavolfiori, dall’Uomo di Vitruvio, dalle scarpe di Minnie e dai codici di Leonardo, ora Fibonacci salta fuori a tradimento anche dai polpettoni. My God, è quasi un complotto.