L'ANTIGONE
                DI SOFOCLE ha formato generazioni di studenti.
                Antigone affascina chi spera che la giustizia
                trionfi subito sulla legge scritta. Antigone
                sfida la legge seppellendo di nascosto il
                fratello Polinice, condannato a morire da cane ai
                sensi di unordinanza di Creonte. Scoperta e
                condannata a sua volta, Antigone simpicca.
                Aveva seppellito un traditore della patria, che
                comunque, fratello o non fratello, era un uomo e
                non un cane. 
                
                Antigone era nel giusto, o sbagliava? È giusto
                sfidare la legge, come Antigone? La risposta lha
                data Gherardo Colombo anni fa, a una platea di
                studenti fiorentini. «Ribellatevi come individui
                solo se non esistono alternative». Antigone non
                aveva alternative. In uno Stato di diritto, oggi,
                esistono alternative istituzionali che consentono
                di avere ragione delle leggi inique, sia pure con
                qualche tempo morto. Basta usare il cervello e
                gli strumenti della democrazia.
                
                Quellincontro è del 1999. Ne è passato di
                tempo da allora, e continua a passarne. Gherardo
                Colombo, anni sessantuno, senza baccano, è
                uscito dalla magistratura per entrare nelleditoria.
                Di sua volontà. Una decisione non tragica,
                filosofica. Anzi, socratica. È stata una
                decisione sofferta, lo ha detto lui stesso. 
                
                La giustizia ha i suoi problemi, che emergono da
                dati obiettivi. Non si sa neppure quante leggi ha
                lItalia, ha detto Colombo. 150 mila? 200
                mila? Quelle francesi sono poche decine di
                migliaia. Sul tavolo dei giudici italiani
                arrivano ogni anno tre milioni di notizie di
                reato. Nel Palazzo di Giustizia di Milano ci sono
                tremila dipendenti, e neppure una fotocopiatrice
                a colori, che serve per certe perizie. Ci sono
                tempi morti tecnici che tra un grado e laltro
                di giudizio non possono essere inferiori ai
                tredici mesi. 
                
                Detto questo, Colombo ha precisato che la
                giustizia ha le sue regole, che non sono fatte
                per essere infrante. Se qualcuno ha dei dubbi, si
                ponga delle questioni e le ponga agli altri.
                Gherardo Colombo, quando parla ai giovani, usa
                questa tecnica. Ha posto molte questioni anche
                giovedì sera a Molveno, nella piccola agorà
                sotto la chiesa, nel corso del Sesto appuntamento
                con i «Giovedì dautore», rassegna di
                incontri culturali sullAltipiano della
                Paganella, organizzati dalle Apt locali. Sotto un
                cielo stizzoso, davanti a circa quattrocento
                persone, in buona parte adulti, ma anche giovani
                genitori con i bambini addormentati nelle
                carrozzelle, Gherardo Colombo ha parlato su «Giovani
                e Giustizia. Per costruire il senso delle regole».
                
                Pochi i giovani giovani, ma era scontato. Nessuno
                si scandalizzi. Al centro del discorso di Colombo
                cerano le regole di giustizia, in un
                teatro, materiale, simbolico e culturale, che i
                giovani giovani di oggi non frequentano
                volentieri. Il vero problema è questo. Colombo
                ha scelto la strada delleducazione alla
                legalità, va nelle scuole, cerca gli studenti e
                loro cercano lui. Quando esce di scuola, anche
                alle elementari, come lui stesso ha detto, è
                inseguito fino alla porta da un codazzo di
                scolari. 
                
                Colombo con gli studenti parla volentieri. Sa
                parlare alle loro coscienze, sa porre loro
                domande socratiche. Lui le risposte ce lha,
                in tanti anni di professione si è interrogato
                migliaia di volte. Ma quando parla in pubblico
                non le rivela subito. Si è interrogato anche
                giovedì sera, e la gente lo ha interrogato. Ha
                dialogato con un dirigente dazienda, un
                sacerdote, un architetto, un avvocato, una
                giovane funzionaria dazienda. Il guaio è
                che gli adulti, presi nel mucchio, non vedono,
                non ascoltano e rispondono seguendo il filo di
                una logica propria. Al contrario, se i giovani
                provano a rispondere a una domanda logica, di
                solito vuol dire che sono disposti a condividere
                una regola. Una regola logica.
                
                Nel corso del dibattito, parlando dei giovani e
                dei reality, Colombo ha citato la professione dei
                tronisti, inventata da Maria De Filippi, quelli
                che si siedono davanti a una telecamera e si
                scelgono il partner tra molti corteggiatori. Nel
                pubblico non cerano tronisti, ma non cera
                neppure uno che sapesse chi sono i tronisti. È
                un bene, o un male? 
                
                Forse per questo, e preoccupato da questo,
                Gherardo Colombo, oltre che sui quotidiani
                nazionali e i rotocalchi politicamente impegnati,
                è uscito allo scoperto sul numero di agosto 2007
                di un patinatissimo Mens fashion magazine,
                distribuito in allegato a una prestigiosa rivista
                femminile che parla di moda, stile e cultura a
                una fascia di pubblico non più giovane giovane,
                ma che aspira a restarlo. Dallintervista,
                leggerissima e leggibilissima, emerge il suo
                carattere e la sua prima regola personale e
                professionale. Quale? «Dedizione assoluta,
                sorretta dalla passione». La regola aurea degli
                avi. La stessa dedizione e la stessa passione che
                Gherardo Colombo avrebbe messo nella professione
                di fisico, se avesse seguito uninclinazione
                del carattere. 
                
                
                .