"Hìllariii...". Da uno spiazzo che guarda sulla strada per Masua un minicoatto di circa sei anni sbraita e gesticola. Ce l'ha con due bambini e tre bambine un po' più grandi che giocano all'ombra di una casa bianca, oltre l'asfalto, liberi. La costa sarda vista dalla piazza di Nèbida brilla nel sole, sbattuta dal mare e dal vento. "Hillaaa...". Passa un'autocisterna che porta acqua a chi l'ha chiesta. Continentali in ferie, di sicuro.
E' quasi agosto, sono le cinque e un quarto, Hemingway non si è mai seduto qui. A sinistra della panchina il farmacista ha appena aperto bottega. Da destra arriva il primo arpeggio, è uscito dal casotto della giornalaia dagli occhi verdi, trombettiera della banda di Iglesias. "Hiii...", invoca il minicoatto. Hillary è un fascio di nervi dal cuore di sasso, non risponde.
Un paio di bici in cinque, la vita è bella all'ombra della casa ma dietro la curva è più bella. La giornalaia squilla, in quattro partono sui pedali. L'ultima, scompagnata, resta seduta su una radice. "Vieni", le propone il minicoatto. "Ma va'...", risponde lei, e la frase si perde sul fianco di un camper francese diretto a Capo Pecora.
"Come torna Hillary vengo e ti soffoco", le urla l'altro. Non fa molto caldo, il casotto dei giornali rilascia un brandello di aria verdiana che trema nel vento, sembra l'inno nazionale del Brasile. Hillary, chissà dov'è con gli altri senzanome.
Nessuno ha un nome a Nèbida questo pomeriggio. Tranne lei, Hillary. Le sorti umane, il tempo storico e atmosferico ruotano intorno a quest'impasto di suoni: un nome epico, conferito all'epoca d'oro, supponiamo il novantadue, quando stava per destino felice, bello stabile, bello pieno, biutifùll, è così che va scritto.
Biutifùll, bello pieno, liquido come Rossella o' Hara di Via col Vento. Hillary sbuca da dietro la curva, il minicoatto è stremato ma non molla. "Hillaaa...". Il gruppo si ricompone, il gioco riprende, come prima, diverso da prima.
Passano in quota due aerei da guerra, diretti a Capo Frasca. Non c'è isola che tenga. Il mare è deserto, la piazza di Nèbida è semivuota, l'aria dagli occhi verdi compete con il nuovo vento di Woodstock. C'è scritto qualcosa, my friend, ma non si legge. Il mondo è un display a forma di palla, con dentro una panchina verde.
 



























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