Sul muro d'una casa di Iglesias c'è un Dante Alighieri dipinto dallo sterno in su, stretto fra due saracinesche. E' l'insegna d'una scuola privata. L'altissimo ha l'aria schizzinosa, l'albero che gli fa ombra non è alloro. Ma ad agosto ogni ombra è ombra certa, sicché ci fermiamo lí sotto a leggere la "Nuova Sardegna".






Combinazione, sul giornale si parla d'un antropologo allievo di Lombroso, che nel 1921 studiò le ossa di Dante. «Il cranio del poeta denota la sua intelligenza superiore».

 

 




 

 

 


Avvertiamo un fruscio. Pensiamo alle fronde. E invece...

 

 

 








«Oh, voi, una birra. Che caldo, non sentite? E codesti tamburi d'inferno?»

«Quali?»

«Io li sento. Non li sentite voi? Avanzano, più oltre non si mettano».

«Sono già qui».

«Ho un cerchio alla testa... dove siamo?»

«A Iglesias. Cioè, scusate, a Villa di Chiesa, Isola de' Sardi».

«Ah. Il conte Ugolino, come sta?»

«Non c'è male. Vi porto la birra».

«Presto, altrimenti uscirò di senno. E a' messeri che mi frugano, dite che cessino dalle lor bojate. E' da quando son morto che mi rimestano l'ossa e le polveri. Anche L'ombroso».

«L'ombra sua torna. Vi porto la birra, se no mi perdete lo smalto».

 

 

 

 

 

 

andiam, che la via lunga ne sospigne
(chiudi la finestra e torna in vacanza)